#SenzaRotta N. 3 - I prodotti artigianali nel futuro (talk x WeekHand 2022)
Come e perché far diventare i prodotti artigianali di oggi l’antiquariato di domani?
Ciao, come promesso ti invio la trascrizione della talk che ho tenuto lo scorso 3 dicembre al WeekHand di Foligno. Questa è una trascrizione antecedente alla talk, (che non ho potuto registrare), ma che contiene tutto quanto detto in quel frangente e forse anche qualcosa di più (il vin brulé potrebbe o non potrebbe avermi fatto scordare di dire qualcosa :P ).
Prima di iniziare a fare consulenze per artigiani sono stata un’artigiana e prima ancora sono stata un’amante sia dell'artigianato e del vintage; dall’unione di queste due passioni nasce questa talk in cui vorrei raccontarti sia perché i prodotti artigianali di oggi dovrebbero diventare l’antiquariato del futuro sia come fare accadere ciò.
Qual è il valore dell'artigianato oggi rispetto a qualche anno fa?
A mio avviso è particolarmente importante oggi sia comprare dagli artigiani sia parlare di artigianato e spingere le persone a comprare l'artigianato, proprio alla luce di ciò che stiamo vivendo in questo periodo, ovvero il riscaldamento globale, la crisi delle risorse e la crisi economica. Credo che l'artigianato abbia un ruolo o possa avere un ruolo molto importante, non dico per risolvere tutti questi problemi, ma quantomeno per indirizzare le persone a riflettere su questi temi e a cercare di fare qualcosa che, seppure non sarà sufficiente, perché per problemi sistemici è difficile trovare soluzioni individuali, quantomeno può essere un tentativo di cambiamento culturale.
Perché l'artigianato è importante? Perché i prodotti artigianali molto spesso, anche in maniera inconsapevole, sono creati in modo etico sia per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse sia per quanto riguarda lo sfruttamento del lavoro, aspetti che stanno diventando sempre più rilevanti presso un pubblico sempre più vasto.
Siamo abituati alla produzione di massa che oramai, ne abbiamo le prove, sappiamo essere dannosa. È dannosa per l'ambiente ed è dannosa per i lavoratori, perché le grandi aziende mirando ad aumentare i profitti, tendono a delocalizzare e a pagare sempre meno, quindi a sfruttare risorse e manodopera.
L'artigianato al contrario si basa su piccole produzioni, spesso pensate un pubblico circoscritto e, anche per via dei costi più alti, spinge (o dovrebbe spingere) le persone a consumare meno, anche perché c'è un diverso attaccamento al prodotto, c’è una diversa concezione di consumo. Consumo che non è più visto come un’azione che si fa senza pensare, per seguire una moda, soddisfare un bisogno indotto o un momento di desiderio fuggevole, ma con un'attenzione particolare a ciò che c'è dietro all’oggetto: a chi lo crea, in che modo e a tutto quel mondo con altri ritmi e valori rispetto alla produzione di massa.
Questa talk è quindi nata con l'obiettivo di raccontare agli artigiani e non solo, come un prodotto artigianale può proiettarsi nel futuro, perché dovrebbe e in che modo fare accadere ciò. Sono appassionata ma non sono un’esperta di vintage e quindi ho intervistato Giada Ramponi, amica antiquaria conosciuta oramai tanti anni fa nella community di Etsy. Lei ha un negozio di antiquariato a Milano, Crazy Art - Antiquariato e follie, che è un negozio storico, fondato negli anni Settanta dai suoi genitori, che vende e noleggia antiquariato.
L'idea di affrontare questo argomento mi è venuta, oltre che per queste riflessioni, anche parlando con gli artigiani che, molto spesso, mi sembrano confusi sul come e perché ci sia necessità che le loro creazioni siano durevoli, anche forse a causa delle concezioni stereotipate riguardo l'antiquariato e il vintage. Si crede che magari i propri prodotti non saranno interessanti per le persone del futuro e quindi non diventeranno mai antiquariato o vintage.
Inoltre credo si mutui il modo di pensare figlio della produzione di massa, per cui le creazioni artigianali devono essere comprate e buttate proprio come altri tipi di prodotti. Ciò che dirò è stato in parte tratto dalla mia chiacchierata durante l’intervista con la mia amica Giada, insieme ad altre riflessioni che potrete ascoltare in maniera integrale prossimamente iscrivendoti a questa newsletter.
Quando ho conosciuto Giada, ricordo che una delle frasi che disse e che mi colpì molto fù che l'antiquariato di oggi è l'artigianato di ieri. Lei tratta oggetti da fine 1700 fino agli anni cinquanta del Novecento, quindi sono quasi tutti antecedenti alla produzione di massa come la conosciamo noi o comunque arrivano fino all'inizio di essa, perciò ho voluto un po' andare a scavare tra le sue conoscenze e tra le sue idee per vedere se ci fosse qualche consiglio per chi volesse tramandare le proprie creazioni alle persone di un futuro anche molto lontano.
Ho chiesto a Giada quali sono le caratteristiche dei oggetti vintage e di antiquariato che sono arrivati a noi e che lei ha in negozio. Lo scopo era un po' capire quali di queste caratteristiche dovrebbero avere oggi le produzioni artigianali affinché possano durare quanto quelli che noi oggi chiamiamo antiquariato e vintage.
Queste caratteristiche sono l’iconicità, il legame con la cultura la storia il territorio, la manifattura e i materiali.
L’iconicità vuol dire la riconoscibilità dell'oggetto già dalla sua immagine o forma, per via di caratteristiche peculiari che lo contraddistinguono da tutti gli altri. Non è una caratteristica che si può infondere in una creazione a priori, in quanto emerge col passare tempo. Periodicamente si riconfermano o si rivalutano creazioni che assurgono allo status di iconiche, anche in base a ciò che accade nel presente e a come si guarda ad alcune porzioni di passato. I prodotti del passato che ancora oggi ammiriamo, desideriamo e copiamo, siano essi capi di abbigliamento, suppellettili, gioielli, pattern, design, o altro, sono stati creati per rispondere a dei bisogni, per rappresentare o esprimere qualcosa spesso espressione di una cultura e di un territorio e di un momento storico. È questo legame che li rende riconoscibili e fa sì che ancora oggi li usiamo, li desideriamo o li riconosciamo.
Se l’iconicità di un oggetto non può essere decisa a priori perché sarà il tempo a far sì che emerga, si può lavorare affinché i prodotti si contraddistinguano e siano frutto della propria contemporaneità, oltre che delle proprie esperienze di vita.
Tutto ciò forse oggi sembra impossibile da realizzare, ma dobbiamo pensare che chi crea è immerso in una storia, nella cultura e in un momento ed è inevitabile che l'espressione creativa sia influenzata da questi elementi.
Attenzione, ciò non vuol dire il dover creare seguendo le mode e le tendenze ma che si dovrebbe cercare di attingere a agli strati più profondi della propria cultura e storia mentre si vive nel proprio tempo per raccontare qualcosa in più affinché gli oggetti creati trascendano il tempo e lo spazio.
Questo è ciò che ci spinge probabilmente ancora oggi a comprare, ammirare e apprezzare le creazioni di decine, se non centinaia, di anni fa, o a copiarle e tornare su quegli stili e forme più e più volte nel corso dei decenni e secoli.
Chiaramente anche la manifattura e i materiali sono importanti per permettere all’oggetto di durare e quindi avere almeno qualche possibilità di diventare iconico e questo ci riporta al valore dell'artigianato e al legame con la durevolezza.
Il presupposto è che l’artigianato non sia creato con la stessa manifattura o con gli stessi materiali dei prodotti di massa. Anche se mancano gli altri elementi, questi utlimi due dovrebbero essere sempre presenti proprio per garantire che l'oggetto artiganale duri più di un suo omologo figlio della produzione seriale.
La domanda che sorge a questo punto è: ogni prodotto artigianale diventerà antiquariato? Ovviamente no, diventerà antiquariato solo una piccola parte, però possiamo almeno fare un tentativo affinché ciò che si crea oggi rimanga e arrivi alle future generazioni. La maggior parte delle produzioni artigianali odierne probabilmente diventeranno prima usato e poi, se resisteranno, entreranno nel mondo del vintage. Quasi tutte finiranno nelle discariche a un certo punto ma l’obiettivo dovrebbe essere di farcele finire il più tardi possibile. La domanda fondamentale da porsi è: cosa ne sarà degli oggetti che creo una volta che avranno perso la loro utilità o il loro appeal presso chi li ha comprati? Possono essere tramandati? Possono essere smaltiti con un basso impatto per l’ambiente?
Mi sembra scontato dirlo ma l'obiettivo dei prodotti artigianali dovrebbe essere quello di passare di mano, non finire nella pattumiera una volta che il momento di entusiasmo e anche l'utilità temporanea si esauriscono, ma passare di persona in persona e anche di decennio in decennio, per avere una vita oltre la vita di chi li ha creati (cit. Giada).
Dovrebbero essere essere frutto del tempo ma anche fuori dal tempo, quindi non legati a mode e tendenze così temporanee da renderli non desiderabili dopo anni dalla loro ideazione e messa in circolazione.
Un’altra domanda che ho fatto a Giada è: come creare un oggetto durevole?
Quali sono le caratteristiche che permettono agli oggetti di durare? Qua devo per forza parlare in generale perché poi ogni oggetto avrà delle delle specifiche diverse a seconda del tipo di materiali e manifattura.
Quantomeno l’invito mio e di Giada è capire come far durare le tue creazioni e quindi progettarle in tal senso.
Per spiegare a chi le compra come farle durare l'artigian3 per prim3 devono fare un percorso per farsi un'idea di quanto potrebbe durare un prodotto sia con un uso quotidiano che con un uso intensivo o sbagliato.
Faccio un esempio che faccio sempre quando mi riferisco all'artigianato e alla durevolezza. Anni fa mi fu regalata una borsa fatta a mano molto bella che però aveva un problema a mio avviso proprio di materiali e design, ovvero è una borsa grande fatta di pelle e canapa, ovviamente foderata. Il problema è stato che dopo poco tempo che io la usavo, in maniera normale per una borsa di quelle dimensioni, la canapa ha iniziato a sfilarsi e a staccarsi dalle cuciture con la pelle. Temo che non sia stata minimamete testata per capire se potesse funzionare con quei materiali e design. Ovviamente l’ho riparata però da un acquisto di artigainato ci si aspetta di più.
E questa aspettativa è per qualsiasi tipo di prodotto, che sia un astuccio cucito a mano o un gioiello, un vaso, delle scarpe, bisogna innanzitutto conoscere bene i materiali e come si comportano in fase di utilizzo intenso. Bisogna fare gli stress test, capire come possono essere puliti, lavati e poi usarli nel tempo. Questo tipo di prove non possono durare un giorno perché magari in un giorno i difetti non emergono.
Bisogna davvero non avere fretta e dimenticarsi delle modalità del capitalismo e consumismo sfrenato per cui in pochi giorni bisogna ideare, progettare, produrre e mettere in vendita.
Come ha spiegato oramai innumerevoli volte Gaia Segattini, il prodotto va ideato e progettato con cura e con tempi anche lunghi, e poi va fatto provare anche da persone diverse perché probabilmente ogni persona lo userà in un modo diverso che può fare emergere diverse problematiche di design, materiali o progettazione.
Una volta raccolte, queste informazioni vanno trasmesse ai clienti, che devono sapere cosa fare e cosa non fare per fare in modo di far durare il prodotto il più possibile.
Giada, per via del suo lavoro, è campionessa di pulitura, conservazione e riparazione: stoffe, mobili, suppellettili, quando si tratta antiquariato è pressoché inevitabile acquisire queste conoscenze, alcune delle quali un tempo erano tramandate da un sapere comune perché gli oggetti dovevano durare, mentre ora si sono perse nella follia del consumismo sfrenato per cui, da una parte i prodotti sono costruiti per durare poco e dall’altra le persone non si curano di riparare ma preferiscono buttare e ricomprare.
È importante spiegare in maniera chiara a chi compra da te cosa accade se usa la tua creazione in un certo modo invece che in un altro, come pulirla, lavarla, prendersene cura, come conservarla in caso di non utilizzo e via dicendo, magari con un occhio alla sostenibilità ambientale, per esempio consigliando prodotti di pulitura e conservazione non inquinanti.
Queste informazioni poi possono andare sia nella descrizione delle inserzioni sul tuo negozio online, così che le persone si rendano conto PRIMA di comprare cosa comporta possedere un oggetto di questo tipo, sia essere allegate alla creazione stessa in forma di “libretto delle istruzioni”.
Un altro consiglio molto importante che Giada mi ha dato per fare arrivare le tue creazioni ai posteri è quello di catalogare i tuoi prodotti. Questa catalogazione può essere fatta per ogni creazione, nel caso di pezzi unici o di produzioni molto piccole altrimenti per gruppi, quindi, assegnando dei numeri di serie agli oggetti che li identifichino in maniera univoca per anno di produzione, collezione, modello, eccetera.
Perché fare ciò? Così che in futuro, se qualcuno volesse risalire all'anno di produzione, al nome del modello o della collezione, o al marchio potrà avere delle informazioni e potrà riuscirci.
Non è obbligatorio farlo ma ti invito a pensare a chi nel futuro dovrà in qualche modo occuparsi di capire da dove arrivano i tuoi prodotti.
Questo lo dico anche perché a volte aiuto Giada a reperire informazioni su cose che ha in negozio. Per fortuna con internet è abbastanza facile ma ancora si incrociano oggetti (sia opere d'arte di artisti minori ma anche suppellettili di vario tipo) per cui è davvero difficile trovare sia la provenienza che l'anno di manifattura o altre informazioni che possano aiutare a stabilirne il valore e quindi il prezzo.
Come fare questa catalogazione? Il consiglio di Giada è di farla su vari supporti sempre con un occhio al futuro. Non possiamo sapere se fra 50 o 100 anni internet esisterà o se esisterà ancora la carta, quindi cerca di spargere i tuoi cataloghi su vari media e in più copie; sicuramenet su carta e digitale, quest’ultimo può essere sia on-line ma anche off-line, su chiavetta, CD o altro supporto che si spera funzioni tra decine di anni.
Giada consiglia inoltre di apporre sempre timbro, marchio o etichetta sui prodotti. Nel caso di etichette sui vestiti o complementi d’arredo è importante fare in modo che non siano in un posto che dia fastidio, altrimenti verranno tagliate via e poi che resistano a tanti lavaggi e all’usura, perché le etichette scolorite sono inutili.
Nel caso di marchi e timbri, bisogna assicurarsi che siano leggibili e di mantenerne le immagini nel catalogo.
Se cambi o hai cambiato marchio o timbro, bisogna catalogare vecchi e nuvi con gli anni di riferimento di ognuno.
Dopodiché bisogna inventariare i prodotti per anno di produzione e questo immagino tu già lo faccia per questioni di gestione di magazzino, ma fallo anche nell’ottica di tramandare le informazioni essenziali.
Se vuoi, per alcuni pezzi o anche per alcune collezioni, puoi dare ulteriori informazioni, come per esempio l’ispirazione, perché sono stati creati, quali materiali hai usato, insomma tutto ciò che riguarda l'oggetto che già scrivi nelle descrizioni sul tuo e-commerce e che potresti copiare e tenere da parte per i futuri antiquari. Tutte queste informazioni potrebbero essere utili per stabilire il prezzo futuro delle tue creazioni.
Questo è quanto io e Giada volevamo dirti, speriamo che queste informazioni ti saranno utili, sia per pensare ai tuoi prodotti da un altro punto di vista, sia per proiettarti in un futuro lontano; cosa che mi rendo conto è difficile ma che potrebbe essere interessante fare.
Cerca di pensare ai tuoi prodotti come a delle macchine del tempo che possono viaggiare oltre la tua vita; che poi è quello che accade quando noi ora usiamo, guardiamo o tocchiamo degli oggetti fatti nel passato. Ci raccontano qualcosa anche se non sappiamo niente di chi lo ha fatto o non abbiamo informazioni sull'epoca o sul luogo di provenienza però possiamo sempre dedurre qualcosa della loro storia o raccontarci delle storie al loro riguardo e in questo senso sono davvero dei portali spazio-temporali.
Quindi il nostro augurio, mio e di Giada, è che tu riesca a creare degli oggetti che siano delle macchine del tempo che portino qualche pezzetto di te e della tua vita in un futuro molto, molto lontano.
Fin
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