#SenzaRotta N. 19 - Cos'è l'enshittification delle piattaforme? 💩
Se ti stai chiedendo perché Etsy, Instagram, TikTok ecc. siano sempre peggio, la risposta è in questa newsletter e si chiama enshittification. ⚠ La seguente email contiene la parola m***a molte volte.
È così che le piattaforme muoiono: in principio sono vantaggiose per gli utenti; poi abusano degli utenti a vantaggio dei clienti aziendali; infine, abusano anche dei clienti aziendali per riagguantare tutto il valore per sé. E poi - muoiono.
Originale: "Here is how platforms die: First, they are good to their users; then they abuse their users to make things better for their business customers; finally, they abuse those business customers to claw back all the value for themselves. Then, they die.
— Cory Doctorow
Ciao e buon anno, spero che tu abbia passato delle buone feste e sia nella giusta disposizione d'animo per questo anno bisestile.
Oggi ti parlo di enshittification, un concetto che ho in testa da mesi e mesi e non - se - ne - va - via, perché una volta conosciuto, saputo, accettato, è facile ritrovarlo in ogni angolo. Come ti giri ti giri, l'enshittification è lì, a mostrarti le gioie del capitalismo (/s).
"Bel modo di iniziare l'anno, eh?" dirai tu, con un sopracciglio alzato. "Che ti devo dire", rispondo io "Questo è." 💩
Cos'è l'enshittification o immerdamento?
È un termine coniato da Cory Doctorow, autore, attivista e giornalista, che l'ha usato per spiegare il peggioramento inevitabile dei social, che si può applicare a qualsiasi piattaforma e, secondo me, anche a servizi o prodotti online o offline, a dei sistemi, alla vita tutta. È pure la parola dell'anno 2023, secondo The American Dialect Society; temo che sarà la parola del 2024 un po' per tuttə noi. Forse anche del 2025 ma non voglio portarmi troppo avanti con le previsioni.
L'immerdamento 1 (traduzione alternativa ad andare in merda, trovate entrambe nell’articolo de Il Post nelle note) è il ciclo di vita delle piattaforme online riassunto in un solo e comodo termine, da usare all’occorrenza nelle conversazioni impegnate, e funziona così:
[Una brutta infografica era necessaria per parlare di immerdamento? Ovviamente sì. Non ti preoccupare, qui sotto trovi la spiegazione!]
Primo step dell’enshittification:
All'inizio le piattaforme devono attirare più persone possibile, quindi offrono ottimi servizi che rispondono a bisogni o problemi per il proprio pubblico target. Facebook è nato per permettere agli amici di rimanere in contatto, Twitter per scambiarsi messaggi velocemente, Etsy per permettere ai piccoli artigiani di creare velocemente una bella vetrina in cui vendere i propri prodotti e attirare acquirenti interessati a oggetti unici e non di massa.
Così tanta gente si iscrive, il servizio è gratuito o ha dei costi risibili ed è fantastico, meraviglioso, incredibile. Non possiamo più farne a meno, ci passiamo tanto tempo sopra, wowone!
Secondo step dell’enshittification:
Una volta conquistata una vasta base d'utenza, molto spesso senza arrivare a dei reali guadagni per l'azienda, queste piattaforme passano a rendere il servizio ottimo per i clienti aziendali, ovvero per chi può investire del denaro. Lo scopo è attirare le attività commerciali e non solo i privati, in modo che usino la piattaforma in modo più o meno esclusivo perché i propri clienti vi si trovano già. Ancora una volta, il servizio è molto buono e i costi sono bassi, impossibile non usare la tale piattaforma, ma scherzi, tutti ci sono e devi esserci anche tu, negozio pinco pallino.
Te lo ricordi quando con pochi euro di investimento si potevano raggiungere decine di migliaia di persone su Facebook? Bei tempi, oramai andati.
Terzo step dell’enshittification
Dopo una certa soglia, però, è inevitabile l'aumento della concorrenza per le attività commerciali. Questo è il momento per la piattaforma di riscuotere i gran soldoni. La piattaforma non ha più come scopo soddisfare il bisogno iniziale che aveva spinto tantissime persone (non aziende!) a usarla, ma diventa una macchina per macinare soldi. Spesso licenzia molto personale per eliminare dei costi e aumentare i profitti, andando a pesare sulla qualità del prodotto e sull'assistenza agli utilizzatori. Viene quotata in borsa, spostando definitivamente il focus sugli investitori e non sui fruitori, siano essi privati o aziende, che spesso erano stati ascoltati fino ad allora.
I clienti business devono pagare per mostrare i contenuti anche ai follower già conquistati, mentre gli utilizzatori privati sono subissati da pubblicità, contenuti e prodotti che non hanno mai sottoscritto di vedere, perché gli algoritmi decidono per loro.
Entrambi sono in qualche modo ostaggio della piattaforma perché fa parte integrante e insostituibile del business model, nel caso delle aziende, o perché non ci sono altri posti dove andare per fruire di quel tipo di contenuto/esperienza, nel caso di privati.
Tutti sono insoddisfatti, tranne gli investitori/azionisti/proprietari che intascano e intascano (e intascano) soldoni.
Questo ciclo infernale ti sarà familiare se stai da un po' di anni su Facebook, Instagram, Etsy, TikTok o anche solo se hai notato come Google sia diventato un florilegio di pubblicità, per cui trovare ciò che si sta cercando è talvolta utopico.
Quarto step dell’enshittification
Dopodiché la piattaforma muore. Non soddisfa più alcun bisogno né risolve problemi, come faceva ai bei tempi. La morte più essere più o meno lenta, più o meno apparente, ma è nell'orizzonte degli avvenimenti possibili e probabili. Magari non smette di funzionare né di avere utenti ma muore in senso figurato perché diventa altro da ciò per cui era nata.2
Il mio sguardo si posa inevitabilmente sulla vendita online e tutto ciò che ci gira intorno e devo dire che l'immerdamento mi sembra chiaro: le piattaforme online dedicate all'artigianato sono popolate in modo spropositato da prodotti di massa, il loro utilizzo si complica inutilmente e i costi aumentano, mentre per gli acquirenti è difficile trovare ciò che cercano; intanto per chi vende spedire i prodotti costa sempre di più e i servizi peggiorano invece di migliorare. Ci sono sempre più leggi leggine e cavilli riguardanti vendita online e spedizioni che, se per le grosse aziende sono quisquilie, per chi fa tutto da sé possono diventare dei costi di tempo e denaro notevoli (vedi Lucid, problemi di esportazione con brexit, aumento del costo della carta e quindi del packaging sostenibile, e via così). Nel giro di 10 anni abbiamo assistito a un’immerdamento del sistema intorno all’ecommerce, fatto controintuitivo, se ci pensi: speravamo le cose migliorassero e invece.
Se la vocina che sento sussurrare "è il capitalismo, baby" è la tua, non posso che darti ragione. Ci eravamo illusə con la sharing economy, oramai quasi quindici anni fa, che si stesse andando verso modi più umani di agire nell'economia ma la triste realtà è che no, non ci sono modi umani in un sistema capitalista, ci sono i soldi e basta. Gli umani sono consumatori, esistiamo per spendere e mangiare la merda che ci viene offerta come se fosse la cosa più buona del mondo. E perdonami se ho detto merda molte volte3 in questa lettera, ma visto il titolo lo ritengo inevitabile :P
Enshittification e creatività online
Perché ti parlo di enshittification? Oltre a essere una cornice interessante in grado di spiegare bene cosa sta accadendo a molte piattaforme, mi rendo conto che spesso pensiamo di essere noi la causa delle nostre miserie online.
Se i nostri contenuti non raggiungono i nostri follower è perché non sono interessanti, se i follower non aumentano è perché non stiamo abbastanza online, se non vendiamo è perché siamo imbranatə con le piattaforme di vendita o non siamo in grado di gestire un'attività da solə; per carità, la SEO poi, impossibile da fare bene.
Certo, può essere, però non sottovalutiamo il fatto che, più o meno rapidamente, stia andando tutto in merda.
Farsi notare sui social è meno facile che in passato, diffondere i propri contenuti è almeno dieci volte più impegnativo di 5 anni fa, emergere nelle ricerche online è diventata un'impresa non solo per la concorrenza ma anche perché i famosi algoritmi funzionano peggio di prima e viene data la precedenza alle inserzioni sponsorizzate anche se non corrispondono alle ricerche fatte dai clienti. E poi non parliamo delle intelligenze artificiali, che inquinano i pozzi della credibilità già messi a dura prova negli ultimi anni.
Non dico ciò per spingerti a non fare niente, purtroppo bisogna ancora usare i social e fare la SEO, però ecco, consideriamo anche l'ecosistema in cui agiamo, ok?
Oltre a ciò, mi sembra sempre più importante iniziare a parlare e ragionare su internet e social come spazi pubblici e/o servizi di pubblica utilità, perché oramai abbiamo chiaro che, quando sono gestiti da privati, finiscono per fare gli interessi di pochi a scapito dei più. In un mondo oramai dipendente da internet e social è impensabile tornare indietro e, per andare avanti, le cose dovranno cambiare. Nel frattempo, però, abitiamo queste piattaforme e dobbiamo spesso usarle per lavoro.
E quindi? Che si fa?
Ma che ne so, figliə miə. Come sempre ho solo domande e poche risposte per te. Nelle mie riflessioni su questo tema una delle certezze che ho è che comunque sui social ci sono tante persone che creano contenuti che vale ancora la pena consumare.
Nuotare nel mare di merda per raggiungere queste zone franche in cui non solo riposare, ma anche essere stimolatə al pensiero critico è l'unico motivo per cui non ho ancora disinstallato tutte le app e buttato lo smartphone dalla finestra. Il problema è che spesso questi contenuti non raggiungono noi in maniera organica, siamo noi a dover andarceli a capare uno a uno.
Ed è che qui partono i miei consigli per resistere l'enshittification, per quanto possibile e con le (poche) armi che abbiamo.
Parto con una citazione di Calvino, che ha scritto delle righe che sono diventate il mantra che mi ripeto quando tutto va in merda, appunto.
“L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Impariamo a dare spazio a ciò che ci interessa ed evitiamo di seguire ciò che queste piattaforme vorrebbero farci fare. Essere consapevoli di come funzionano può rendere il nostro vivere online più sano, felice e proficuo. Ci vuole più fatica, sì, però secondo me ne vale la pena.
Se non riesci a trovare degli spazi per cui valga la pena stare su queste piattaforme ma ci devi stare perché è necessario per la sopravvivenza della tua attività, crea tu degli angoli di resistenza. Può essere frustrante, capisco, però qualcuno deve farlo. Sii l'oasi di cui hai bisogno, cerca di creare degli spazi al riparo di abusi, qualunquismo, superficialità, parla al tuo target, per quanto piccolo. Spingi sui tuoi valori & fight the algorithm!
Se proprio il posto ti fa schifo, mollalo. Se vedi che non funziona per te e la tua attività, perché perderci tempo, perché soffrire? Etsy ti manda ai matti? Fai il tuo sito. Instagram è un'agonia? Passa alla newsletter. Non è facile ed è fondamentale procedere in modo da continuare ad essere trovatə dai follower e potenziali clienti, ma nel caos che si va delineando è importante sia prendere una posizione che trovare alternative che funzionino per noi.
Lo so, lo so, non ti ho porto su un piatto d'argento un trucco segreto di facile attuazione per diventare riccə, spero non me ne vorrai; da queste parti solo lagrime e sangue, c'è troppa anzianità in me per non essere altro che sconsolatamente realista, con un pizzico di hopepunk4 però, perché credo che le cose possano cambiare, se tuttə prendiamo coscienza di come funzionano questi strumenti e facciamo pressione.
***
Direi che è tutto per questa lunga, lunghissima email di inizio anno, se hai ancora delle forze ti lascio le note, dei consigli musicali e di attivismo. Scrivimi cosa ne pensi nei commenti o rispondendo all’email 💖 E ricordati che se hai bisogno di aiuto per gestire i tuoi social o imparare ad usarli meglio, ci sono sono le mie consulenze, le trovi qui.
Buon 2024!
Fran
Cosa ho ascoltato mentre scrivevo:
Aiuta le donne di Gaza:
Alcune Case delle Donne si sono attivate per raccogliere assorbenti e prodotti igienici per le mestruazioni.
Info: Casa delle Donne Milano, Casa delle Donne Terni. Segnalami altre iniziative e aggiornerò questa pagina.
NB. Per la stesura di questo articolo NON sono state utilizzate intelligenze artificiali, è stato tutto scritto da me medesima, umana. Spero vivamente che non sarà mai utilizzato per allenare le IA, ma non ci spero troppo. In ogni caso, se riporti tutto o in parte il mio testo da qualche parte, per favore metti i crediti, grazie.
Approfondisci l'enshittification: articolo di Cory Doctorow in inglese, articolo su Il Post in italiano, articolo e talk di Cory Doctorow (30/01/2024).
Twitter (ora X) è un caso studio molto interessante a questo proposito.
6 volte, senza contare i vari immerdamento che considero termine tecnico, quindi non conta :P