#SenzaRotta N. 21 - I social che vorremmo
Che caratteristiche dovrebbero avere dei social che fossero davvero per tuttə? E come dovremmo comportarci sui social come brand e persone per renderli vivibili per tuttə?
Ciao, secondo te cosa vuol dire etico quando si parla di social? Ho già scritto in proposito un paio di anni fa, ho deciso di riprendere il discorso integrando le considerazioni di allora alla luce di ciò che sappiamo e viviamo oggi sui social.
Ho quindi stilato ben tre (3) liste dei desideri riguardo come dovrebbe essere un social etico, cosa mi piacerebbe trovarci sia come utente che brand e come penso ci si debba comportare su queste piattaforme in modo da renderle abitabili da tuttə.
Sono consapevole che a oggi non esista niente di simile (forse Mastodon ma ho delle riserve in proposito che ti spiegherò in futuro) ma da qualche parte bisogna iniziare e credo che ci meritiamo di molto meglio di ciò che esiste ora.
Proviamo a sognare in grande e ad esigere di più anche per quanto riguarda i social, ok?
Caratteristiche dei social etici
1. Il loro funzionamento (es. gli algoritmi che decidono che contenuti mostrare) non arreca danno agli utenti, in particolare alle categorie già oppresse e discriminate.
2. Le persone che lavorano per l'azienda non sono sfruttate o maltrattate in alcun modo. Inoltre l'azienda assume i dipendenti in modo che rappresentino il mondo reale e non siano la solita bolla di maschi-abili-bianchi-etero-cis e, ancora meglio, abbia dei reparti che si occupino di etica e in maniera specifica di studiare e mettere in luce i bias degli algoritmi.
3. Prendono provvedimenti ragionevoli per assicurare agli utenti, in particolare alle categorie oppresse e discriminate, un uso sereno della piattaforma, ovvero effettuano una moderazione efficace1 dei contenuti.
4. I proprietari, fondatori e/o investitori non usano i social per i propri scopi personali di guadagni e potere (utopico, lo so), né per influenzare la politica di paesi specifici o quella internazionale.
5. Implementano una politica trasparente dei dati e del loro utilizzo, ancora meglio, usano i dati degli utenti il meno possibile e non li usano per fini illeciti o immorali (es. venderli ad aziende che poi li usano per campagne di fake news).
[ndr procede a depennare Meta, X-Twitter, YouTube, TikTok]
Cosa ci piacerebbe trovare sui social come utenti, privati o aziendali?
Moderazione:
Sicuramente una moderazione dei contenuti fatta con buonsenso e occhio sia alla libertà d'espressione sia al diritto delle categorie oppresse di non ritrovarsi a combattere con contenuti di 💩. Il fascismo, la misoginia, l'omofobia, la transfobia, l'abilismo NON sono opinioni ma aggressioni e come tali vanno estirpate dal discorso pubblico. Che sia al bar o su instagram, questi discorsi non dovrebbero avere spazio.
I contenuti che scegliamo noi di vedere:
L'algoritmo può servire a scoprire cose nuove ma vedere i contenuti di chi abbiamo scelto di seguire dovrebbe essere la base da ampliare.
Ciò si tradurrebbe anche in una maggiore diffusione dei contenuti per i brand, che non sarebbero più costretti a pagare somme sempre più ingenti per farsi trovare dai propri fan. Certo, come farebbero poi i social a fare soldi? Ci arrivo in fondo a questa lista.
Meno pubblicità:
Perché esserne inondati è frustrante e la rende inefficace. Sia come inserzionisti che come fruitori, dover usare i social (perché lo facciamo per lavoro o per necessità2) e trovare un'inserzione pubblicitaria ogni uno, due o tre post/storie/reel, ecc. è davvero troppo. Se fino a qualche tempo fa poi nelle pubblicità si potevano scoprire prodotti o brand interessanti, mi pare che oramai anche lì la qualità sia colata a picco, con scam dietro l’angolo.
I valori del vivere civile/democrazia:
I "valori del vivere civile" possono cambiare da paese a paese o da persona a persona. Sono cambiati negli ultimi anni qui in italia: ciò che sarebbe stato inaccettabile dire al bar o al supermercato 10 anni fa viene oggi enunciato con orgoglio. No, non è che finalmente ci siamo liberati dal politicamente corretto, è che a partire dai social e poi nella vita dire delle boiate immense (antiscientifiche, misogine, razziste, fasciste eccetera) è diventato accetabile e accettato. Secondo queste persone la libertà di espressione equivale a dire qualsiasi cosa e ciò equivale a democrazia. Quindi mi sembra oramai please che i valori del vivere civile siano cambiati e non per il meglio.
Inoltre, i social si possono dire davvero “democratici” se sono un prodotto di aziende private? Forse dovremmo considerarli solo come strumenti che possono essere buoni o meno per la salute di una democrazia e/o "quarti spazi" (riprendendo il concetto di terzi spazi), ovvero dei luoghi di internet equiparabili a delle piazze, dove si va per passare il tempo, incontrare persone, frequentare comunità, informarsi, e sì anche vedere dei negozi/brand e fare shopping, ma senza che quest’ultima accezione sia quella preminente.
Il problema di fondo:
È sempre lo sesso che affligge ogni aspetto della nostra vita, ovvero il capitalismo. Dei social network pensati, progettati, creati e gestiti per fare soldi non considereranno mai prioritario il benessere delle persone che li usano. Ti spilleranno soldi anche solo per sederti sulla panchina in piazza, per continuare con l’analogia del punto precedente.
La mia personalissima opinione a riguardo:
Non credo potranno mai esserci social equi e abitabili da tuttə finché a. internet non sarà riconosciuto come diritto fondamentale3 e quindi i social, in virtù di "piazze virtuali" non saranno più in mano a privati. Non so bene quale potrebbe essere la soluzione, perché metterli in mano a stati o entità sovranazionali pone comunque dei rischi e problematiche serie, ma spero giungeremo prima o poi a una soluzione collettiva che non sia aspettare l’ennesimo riccone annoiato e geniale che decide farci la grazia di graziarci con il social rivoluzionario di turno (spoiler, non è rivoluzionario, è solo un altro modo per fare arricchire pochi a scapito di molti).
Si può stare sui social in maniera etica?
Premesso che se i social non sono etici starci sopra non è proprio semplice perché si fa parte di un sistema marcio, almeno possiamo fare del nostro meglio per cercare usarli in maniera etica.
Ti metto quindi le mie linee guida per stare sui social in maniera etica, sia come utenti privati che come band, professionisti, aziende; prendile come consigli o come un manifesto, adottane alcune o tutte, secondo me l’importante è fare attenzione a questi argomenti e agire di conseguenza.
1. I social sono costruiti con l'intento di catturare l'attenzione e il nostro tempo, perché più ore passiamo sui social e più pubblicità vediamo e i social vivono dei soldi degli inserzionisti.
Limita il numero di contenuti che pubblichi per non andare a nutrire questi meccanismi. Usa gli strumenti che i social ti forniscono per rendere i tuoi contenuti sempre accessibili (es. registra le dirette, salva le storie negli highlight, ecc.) e non andare a nutrire la FOMO (fear of missing out) di chi ti segue. So che a volte questi meccanismi sono alla base del marketing dei brand ma si può farne un uso parco e mirato.
2. Non trasformare ogni aspetto della tua vita e in particolare di quella di chi ti sta intorno in contenuto. Puoi farlo con la tua, di vita, se pensi sia necessario, ma almeno chiedi il consenso prima di far diventare ogni persona a te vicina un post, un reel, o una storia. Capisco che quando si condivide molto coi propri follower si voglia renderli partecipi di gioie e dolori della propria vita, ma chiediti quanto sia giusto andare a istigare in chi ti segue l’instaurarsi di relazioni parasociali con te con l’unico fine di spingere poi le persone a comprare dal tuo brand. Il consenso poi non è dato una volta per tutte: chi ti sta intorno potrebbe essere d’accordo a far parte dei tuoi contenuti in un momento e non esserlo poco dopo. Chiedi sempre.
NB. Questo non è un giudizio su chi condivide molto, solo il tentativo di far riflettere su questo tipo di gestione dei social.
3. Evita di pubblicare informazioni o foto o video di minori, anche se sono i tuoi figli. Sono persone che non possono ancora esprimere un consenso informato, anche se glielo chiedi, perché non sono consapevoli del pieno effetto e delle conseguenze di questo consenso sulla propria vita presente e futura. Per questo motivo sei tu che devi proteggerli. Senza contare che potrebbero aversene a male in futuro, come è accaduto per tantə figliə di personaggə famosə.
A prescindere dai risvolti legali e di privacy, a mio avviso usare i propri figli per generare contenuti per il proprio brand è quantomeno discutibile, così come lo è creare un intero brand intorno all’immagine dei propri figli minorenni.
4. Non pubblicare senza permesso foto o video di persone che incontri in giro, per strada, in metro, al mare. Dobbiamo tuttə essere liberə di girare e vivere la nostra vita senza dover finire sui social di qualcuno, trasformati in contenuto e sottoposti a commenti (non importa se positivi) che non abbiamo né richiesto né sollecitato. Abbiamo diritto alla riservatezza della nostra immagine e al controllo su di essa. Non importa quanto siano buone le intenzioni, quando, di fatto si sta sbattendo sui social qualcuno che non lo ha chiesto e a cui non è stato chiesto il permesso.
NB. Mi riferisco a foto e video fatti con l'intento di ritrarre persone incontrate per caso e non quelli fatti per ritrarre un panorama o un monumento in cui per caso ci sono anche delle persone, magari non riconoscibili. In ogni caso, è buona usanza nascondere i visi dei passanti che, ti ricordo, non sono le comparse nel film della tua vita.
5. I social sono fatti di persone, tratta gli altri utenti come esseri umani, anche quando sono infimi. Disumanizzare l'altro è sin troppo facile in un periodo storico in cui si tende a creare categorie contro cui scagliarsi.
Rivolgiti al prossimo col rispetto che merita anche quando la sua esperienza di vita è molto diversa dalla tua. Impara a usare un linguaggio ampio4 e studia per smantellare tutte le impalcature culturali che portano inevitabilmente a esprimerci con stereotipi e pregiudizi. Al tempo stesso, il beneficio del dubbio dato a chi si macchia di affermazioni e comportamenti discriminatori non aiuta nessuno. Conversare amabilmente con persone razziste, omofobe, misogine, fasciste, abiliste, transfobiche non farà loro cambiare idea, non ti rende civile o superiore, ma aiuta loro a spargere le proprie idee e principi. Le rende interlocutori accettati e accettabili quando non devono esserlo.
6. Evita le crociate che beneficiano solo chi le indice, ovvero chi ha già dei privilegi. Sono di solito verso chi sta peggio e non servono a niente se non a ergersi paladini di stocazzo qualcosa.
Vale la pena invece partecipare a lotte, online e offline, che beneficiano tuttə, in particolar modo chi ha meno privilegi.
Se un'iniziativa, un post, un commento, non ti interessa ma non lede te o altri, c'è sempre la santissima opzione di PASSARE OLTRE, nascondere il contenuto, bloccare il profilo.
7. Non diffondere contenuti problematici. Quando usi i social, tieni presente i loro meccanismi peculiari e cerca di minimizzarne i danni.
Controlla la veridicità di articoli o affermazioni prima di rilanciarle, ci vuole poco a fare un repost o condividere sulle storie o via messaggi privati ma credo tu debba ai tuoi follower un minimo di verifica prima di compiere queste sin troppo facili azioni, magari sull’onda di una momentanea indignazione.
Se se condividi un contenuto sensibile di qualsiasi tipo usa i content warning e trigger warning, ovvero avvisa PRIMA del contenuto che ciò che stai per condividere potrebbe essere disturbante per qualcuno, in modo che le persone possano scegliere se proseguire con la fruizione o meno.
Se usi un social in cui chi ti segue può vedere le tue interazioni coi contenuti altrui (X/Twitter, Facebook, Threads) cerca prestare attenzione e diminuisci o elimina le interazioni con contenuti che includono violenza, morte e distruzione, fake news, commenti di odio. Hai davvero bisogno di mettere quel cuore? No guarda, si vive lo stesso, te lo posso assicurare. Ricordati anche che interagire con questi contenuti fa il gioco di chi li crea, perché gli algoritmi tendono a diffonderli di più e, se sono su un social che offre la monetizzazione, fanno guadagnare soldi. Buuuh!
Considera che, anche se condividi un contenuto per criticarlo, già solo per il fatto di riportaere il messaggio, stai contribuendo alla sua diffusione. Non dico di non criticare ma di farlo almeno seguendo i consigli di chi studia queste dinamiche5. Un esempio è “il panino della verità” per parlare di fake news. Generale un buon metodo è di non nominare il profilo/personaggio e spiegare a grandi linee la problematicità del concetto senza riportare il messaggio (es. senza citarlo, senza screenshot, senza fare repost, ecc.
Secondo me è importante evitare che le persone che ti seguono per il tuo lavoro e si aspettano di vedere contenuti relativi ad esso si trovino catapultate in contenuti traumatizzanti. È tuo diritto fare attivismo digitale o di parlare di temi a cui tieni, ma cerca di farlo con riguardo alle sensibilità6 altrui, e questo non perché altrimenti "perdi clienti", ma perché avere riguardo per il prossimo dovrebbe essere la base delle relazioni online e offline.
8. Non promuovere brand, organizzazioni, persone, influencer e personaggi che vadano contro i principi basilari di umanità e che usino le loro piattaforme per promuovere contenuti razzisti, omofobi, misogini, fascisti, abilisti, transfobici, o che facciano disinformazione su qualsiasi argomento. O anche che usino il -washing (green washing, pink washing, ecc.) per ripulire la reputazione del brand o vendere di più. So che non è sempre facile riconoscere questi brand ma nel 2024 mi aspetto ci sia un filo di attenzione su questi temi e si possa scovare facilmente come tali entità si comportino. So anche che "tocca campare" e che a volte per sopravvivere non si ha molta scelta se non accettare lavori da entità che si posizionano molto in basso sulla scala dell'eticità. Ognuno fa come può, l'importante è riconoscere il problema e cercare di contrastarlo coi mezzi che si hanno a disposizione.
9. Modera i tuoi spazi, per quanto possibile, per evitare ai tuoi follower un'esperienza sgradevole. No, non è censura, ma, appunto, moderazione ovvero mettere un limite a ciò che i visitatori delle tue pagine possono o non possono dire. Il limite, a mio avviso, è la civile convivenza.
Puoi darti delle linee guida che corrispondano ai tuoi valori e principi e seguirle. Fai solo attenzione: qualcuno che si lamenta di un tuo prodotto o del tuo brand è un conto, qualcuno che arriva ad insultare è un altro. Nel primo caso (SECONDO ME) cancellare vuol dire nascondere la polvere sotto il tappeto mentre nel secondo vuol dire moderare. Al primo caso si risponde perché stai facendo customer care, nel secondo stai assecondando un flame.
10. Infine, cura i contenuti a cui ti esponi, perché non è salutare provare frustrazione e fastidio ogni volta che apri un social. Blocca, nascondi, silenzia, metti un timer per non passare troppo tempo sulle app se ti accorgi che ti provocano queste sensazioni. Per noi che dobbiamo usarli per lavoro è particolarmente importante riuscire a starci con serenità, pena l’esaurimento e il rifiuto totale che può portare a danni alla nostra attività. Lo so perché ci sono passata t_t.
Grazie per essere arrivatə sin qui, è stato un viaggio lungo e non ancora terminato, ma credo che siamo a buon punto. Il mio invito è sempre il solito: continuiamo a ragionare insieme su questi temi e a parlarne tra di noi e con altrə, perché serve più consapevolezza e anche una discreta dose di fantasia per immaginare dei luoghi online diversi da quelli che ci sono già.
Attendo le tue idee su questo mappazzone nei commenti, e ti avverto che se vuoi iniziare a fare a meno dei social a marzo ci sono i seminari SEO per ottimizzare il tuo negozio online, Etsy e non. Prenota il tuo posto qui.
A presto!
fran
Purtroppo ciò che abbiamo visto accadere recentemente va nella parte opposta, ovvero moderazione buttata al vento o fatta da AI che censurano contenuti innocui mentre quelli dannosi non vengono rimossi.
Oramai i social sono usati per trovare o creare le proprie comunità. La maggior parte d'italia è fatta da provincia e paesini in cui, soprattutto per i giovani, c'è davvero poco. I social sono un modo per ovviare ai limiti geografici e trovare persone con cui instaurare rapporti significativi.
Approfondisci: Googla Right to internet access | Is internet access a human right
Ampio è oramai usato al posto di inclusivo, perché inclusivo prevede un gruppo che concede l’inclusione a un altro gruppo, rendendo implicita una gerarchia tra gruppi sociali che, personalmente, aborro.
Per approfondire ti consiglio il libro: Non pensare all'elefante! Come riprendersi il discorso politico. Le tecniche per battere la destra e reinventare la sinistra, a partire dalle parole che usiamo ogni giorno di George Lakoff.
Voglio specificare che gli strilloni che si offendono per contenuti femministi, antirazzisti, antifascisti non rientrano nella sfera delle “sensibilità” da rispettare, ok? Per i motivi enunciati al punto “Moderazione”.